Qualunque persona con un minimo di conoscenza basilare dell’informatica e del principio di funzionamento dei calcolatori non ha dubbi a rispondere, se posta davanti alla seguente domanda: in una gara di calcolo matematico, avrebbe la meglio l’uomo o il computer? Nel compimento di operazioni basilari i computer, soprattutto se di ultima generazione, non hanno rivali. In un interessante articolo, pubblicato dal neuroscenziato dell’Università di Stanford Liqun Luo ed intitolato
“Why the human brain is so efficient”, sono state raccolte una serie di metriche (compresa quella sopracitata) su cui basare un ipotetico
confronto tra il cervello umano ed un calcolatore standard.
Interpretando i dati qui presenti è possibile individuare quelle che sono le caratteristiche salienti di ognuno dei due “concorrenti”: sulla velocità basilare di calcolo e sulla precisione, il calcolatore è superiore di diverse unità di misura; andando però a vedere il numero di unità di base (ossia la materia prima che permette il processo delle informazioni), il consumo e il rapporto input/output, l’uomo risulta più efficiente e, letteralmente, organico. Tutti questi dati portano alla definizione di quelle che sono le caratteristiche fondamentali che oggi gli uomini hanno: una mente umana, con un consumo inferiore di energie, è in grado di elaborare pensieri scambiando informazioni in serie e in parallelo, attraverso 100 trilioni di sinapsi e 100 miliardi di neuroni; la conseguenza diretta di ciò è il maggior traffico di input-output e la capacità di generare segnali (cioè informazioni oggettive) sia in modo digitale che analogico.
I dati presenti nella ricerca del neuroscienziato mettono a confronto un cervello umano con un calcolatore risalente al 2008; nonostante la tecnologia negli ultimi dodici anni abbia fatto passi da gigante, non ci sono stati ancora reali cambiamenti in grado di invertire il risultato di questi parametri. L’unica vera rivoluzione, in questo senso, risiede nei
computer quantici: questa tecnologia ancora in fase embrionale permetterebbe ai calcolatori di poter operare non più solo in serie ma anche in parallelo, recuperando dunque una caratteristica fino ad oggi esclusiva dell’uomo.
Se per certi versi dunque i calcolatori sono anni luce avanti agli esseri umani, noi rappresentiamo ancora il tassello fondamentale all'interno del sistema produttivo. Com'è possibile mantenere questa posizione anche in futuro?