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Lavoro, uomo e tecnologia: le prospettive future

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In questo periodo storico la differenza tra i business che, armati di flessibilità e con uno sguardo al futuro, hanno potuto instaurare in poco tempo dinamiche di telelavoro efficienti, e tutti gli altri, si è dimostrata più che mai considerevole. L’automazione, dove possibile, e l’occasione di poter lavorare da remoto (sfruttando un hardware minimo e processi come il cloud computing) hanno messo chiaramente in luce il valore di un approccio all’imprenditorialità orientato verso il progresso tecnologico, elevando il rapporto dipendente-tecnologia ad un livello impensabile fino a qualche anno fa.

La tecnologia digitale è una variabile ormai irrinunciabile del lavoro moderno, ed è importante ragionare intorno a queste dinamiche per interpretare al meglio gli sviluppi futuri. Cosa differenzia davvero l’uomo dalla macchina? Come può questi portare un valore aggiunto non ancora ottenibile da un calcolatore? È possibile per l’uomo crescere e aggiornarsi proprio come la sua controparte tecnologica?

Calcolo vs ragionamento

Qualunque persona con un minimo di conoscenza basilare dell’informatica e del principio di funzionamento dei calcolatori non ha dubbi a rispondere, se posta davanti alla seguente domanda: in una gara di calcolo matematico, avrebbe la meglio l’uomo o il computer? Nel compimento di operazioni basilari i computer, soprattutto se di ultima generazione, non hanno rivali. In un interessante articolo, pubblicato dal neuroscenziato dell’Università di Stanford Liqun Luo ed intitolato “Why the human brain is so efficient”, sono state raccolte una serie di metriche (compresa quella sopracitata) su cui basare un ipotetico confronto tra il cervello umano ed un calcolatore standard.

Interpretando i dati qui presenti è possibile individuare quelle che sono le caratteristiche salienti di ognuno dei due “concorrenti”: sulla velocità basilare di calcolo e sulla precisione, il calcolatore è superiore di diverse unità di misura; andando però a vedere il numero di unità di base (ossia la materia prima che permette il processo delle informazioni), il consumo e il rapporto input/output, l’uomo risulta più efficiente e, letteralmente, organico. Tutti questi dati portano alla definizione di quelle che sono le caratteristiche fondamentali che oggi gli uomini hanno: una mente umana, con un consumo inferiore di energie, è in grado di elaborare pensieri scambiando informazioni in serie e in parallelo, attraverso 100 trilioni di sinapsi e 100 miliardi di neuroni; la conseguenza diretta di ciò è il maggior traffico di input-output e la capacità di generare segnali (cioè informazioni oggettive) sia in modo digitale che analogico.

I dati presenti nella ricerca del neuroscienziato mettono a confronto un cervello umano con un calcolatore risalente al 2008; nonostante la tecnologia negli ultimi dodici anni abbia fatto passi da gigante, non ci sono stati ancora reali cambiamenti in grado di invertire il risultato di questi parametri. L’unica vera rivoluzione, in questo senso, risiede nei computer quantici: questa tecnologia ancora in fase embrionale permetterebbe ai calcolatori di poter operare non più solo in serie ma anche in parallelo, recuperando dunque una caratteristica fino ad oggi esclusiva dell’uomo.

Se per certi versi dunque i calcolatori sono anni luce avanti agli esseri umani, noi rappresentiamo ancora il tassello fondamentale all'interno del sistema produttivo. Com'è possibile mantenere questa posizione anche in futuro?

L’utilità di una formazione continua: upskilling e reskilling

Per avere una base su cui poter ragionare in ottica di sviluppi futuri è utile considerare quei fenomeni noti, soprattutto nel campo della finanza, come megatrend.

I megatrend sono grandi cambiamenti sociali, economici, politici, ambientali o tecnologici che si sviluppano in un arco di tempo considerevole, ma una volta in atto possono influenzare una vasta gamma di attività, processi e percezioni, possibilmente per decenni. Diversificando la ricerca è possibile individuare diverse tendenze minori, ma per il campo lavorativo si potrebbero generalmente inquadrare due fenomeni principali: la globalizzazione ed i cambiamenti tecnologici. La maggior apertura ai mercati esteri e la condivisione di tecnologie sempre più avanzate porta a ragionare intorno a quelle che sono le vere competenze utili, oggi.

Per un’azienda lanciata verso il futuro le strategie da applicare in riflesso a queste dinamiche sono note come upskilling e reskilling. Si parla di upskilling quando una compagnia propone ai propri dipendenti tutte quelle attività formative tese a far crescere le competenze dei singoli nel loro medesimo ruolo, e di reskilling quando la formazione avviene per consentire l’apprendimento di nuove competenze, necessarie per occuparsi di nuove attività. Stiamo parlando per esempio di un ipotetico operatore, che ha concluso la propria formazione tempo fa, o che semplicemente ha iniziato presto a lavorare e non ha mai dovuto approfondire ad un certo livello alcun campo di studio. Un esempio pratico? Un impiegato front desk di un ufficio postale potrà, tramite upskilling, prendere confidenza con i più recenti software di gestione dei pacchi in invio/ricezione, aumentando la propria efficienza e rivelandosi più produttivo e al contempo utile all'ufficio; allo stesso tempo, tramite un'operazione di reskilling, potrebbe ricevere una formazione relativa alle nuove tecnologie di compravendita online, e su come vari attori dell'e-commerce online possano collaborare con il suo ufficio per occasioni come la raccolta in sede di un ordine online da privato o la raccolta di pacchi per dei corrieri privati.

La continua formazione dei lavoratori è utile a tutti gli attori in campo, sia per una realizzazione personale che per un'effettivo valore da poter offrire al proprio contesto di riferimento. Nel momento in cui i precedentemente citati megatrend si riveleranno inevitabili e le aziende saranno in grado di fornire un corretto percorso di formazione ai propri dipendenti, sarà compito di questi ultimi abbracciare il cambiamento e dimostrare, grazie alle soft skills ed alle sensibilità personali, la loro capacità di rimanere competitivi sul mercato.
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