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Dopo un iniziale dialogo con la comunità web siamo fiduciosi che, dopo continue iterazioni e scambi di feedback, i meccanismi di conservazione della privacy e standard aperti come il Privacy Sandbox possano essere la base per un Web più sano e supportato da pubblicità in un modo tale da rendere obsoleti i cookie di terze parti." (
Chromium blog, 14 Gennaio 2020)
Con questa dichiarazione Google porta avanti il proprio progetto di implementazione della privacy online, stimando
una tempistica inferiore ai due anni e una costante evoluzione dell’iniziativa “
Privacy Sandbox”.
Quali sono i principali fenomeni che Google vuole contrastare? Fondamentalmente
due: le modalità di gestione e accettazione dei cookies e il blocco del cosiddetto “
fingerprinting”.
In primo luogo Google sta sviluppando meccanismi per fornire agli utenti
maggiore trasparenza su come i siti utilizzano i cookie, garantendo form di controllo semplificati. Gli sviluppatori dei siti dovranno specificare esplicitamente quali saranno i cookies necessari per un corretto funzionamento del dominio e una navigazione sicura, in modo che gli utenti possano fare scelte informate su come vengono utilizzati i propri dati. Questa modifica consentirà agli utenti di cancellare tutti i cookies non necessari, preservando al contempo i dati per gli accessi e le impostazioni di navigazione.
In secondo luogo Google sta cercando di contrastare il fenomeno del “
fingerprinting”, ma di cosa si tratta? In risposta a precedenti tentativi di regolamentazione del tracciamento dati da parte del motore di ricerca, diversi sviluppatori hanno ideato
metodi di raccolta di informazioni più difficili da rilevare, in grado di scavalcare i vari controlli e ottenere quanto voluto. Il principio su cui si basano questi metodi è la raccolta di informazioni “secondarie”, che una volta raccolte ed organizzate permettono di ricostruire un profilo utente e, di conseguenza, controllare le sue azioni e rispondere correttamente agli input. Il
fingerprinting è
un metodo di tracciamento molto spinto, in quanto va al di là del controllo e del consenso degli utenti, ad un livello d’azione non trasparente e difficilmente individuabile.
Lo sforzo di Google per migliorare il panorama di navigazione online è assolutamente encomiabile, ma per raggiungere risultati tangibili lo stesso motore di ricerca chiede ai propri utenti
uno sforzo collaborativo.