Come abbiamo anticipato nell’introduzione, gli algoritmi di Google, fino al 2011 circa, hanno permesso a molte aziende di
posizionarsi in modo competitivo nella SERP sfruttando i blog aziendali attraverso
la creazione massiva di contenuti di bassa qualità e le strategie di black-hat SEO. Con
l’arrivo dell’algoritmo Panda però, tutti i marketers sono stati obbligati a ripensare alla loro strategia, dando priorità al content marketing.
Negli anni successivi, questo tipo di contenuto di qualità è sempre stato man mano più favorito a livello di posizionamento, fino a rappresentare oggi una componente imprescindibile nel
Marketing mix. In questo senso, per la SEO i pillar content rappresentano il
non plus ultra,
racchiudendo in un singolo post, articolo o video tutto quello che l’utenza può desiderare in merito ad un determinato argomento. In questo nuovo paradigma, l'unico modo in cui i brand possono ragionevolmente aspettarsi di superare la concorrenza è quello di produrre contenuti molto più curati e di valore rispetto a quelli attualmente posizionati sulla prima pagina.
Quando si parla di produrre contenuti di qualità, un approccio approfondito e professionale è imprescindibile, ma ci sono alcune buone pratiche da sfruttare per impostare una buona strategia e partire nel modo migliore:
- Nel momento in cui si cerca un argomento per la costruzione di un articolo pilastro, il primo step è inserirlo nella ricerca Google e osservare i risultati:
conoscere i contenuti attualmente posizionati in prima pagina può aiutare a determinare il livello di qualità richiesto per superare la concorrenza e posizionarsi in cima alla SERP;
- Nel momento in cui il contenuto è presente, la costruzione di
un’interfaccia stimolante per la sua consultazione è fondamentale: leggere da cima a fondo articoli di migliaia di parole è un investimento di tempo oggettivamente difficile al giorno d’oggi, e le ultime cose da offrire agli utenti sono un’impaginazione scarna, l’assenza di immagini o una mancanza di guida alla consultazione. Il puro e semplice “
wall of text” non ha speranze nel digital marketing del 2020.
- Allo stesso modo, il pillar content (o cornerstone content, sinonimo utilizzato in ambiente Wordpress) non dev’essere soltanto considerato un lavoro completo da tutti i punti di vista in sé, ma dev’essere anche
integrato alla perfezione con gli altri contenuti del blog e del sito, almeno a livello di
user experience. Se l’obiettivo ultimo di questi contenuti è attrarre e convertire gli utenti, presentare loro un sito povero di informazioni, drasticamente diverso dalle aspettative create in precedenza, è un passo falso da evitare.
- Ogni pillar content è da considerare sì all’interno di una strategia di
SEO, marketing mix e brand awareness, ma si tratta di un lavoro che, a differenza di molti altri, non è considerabile
scalabile in alcun modo. Con il tempo, le energie e le risorse messe in campo per ognuno di questi contenuti, ragionare in ottica di scalabilità e replicabilità sarebbe soltanto dannoso.