Passando all'analisi del principale motore di ricerca Cinese è possibile notare alcune similitudini con quanto analizzato in precedenza, ma la terza variabile considerata, ossia l'intervento statale sulla gestione delle informazioni, gioca un ruolo determinante.
La
Cina è la seconda economia mondiale, il paese più popoloso del mondo e lo stato più “connesso”, contando ad oggi (
nel primo quadrimestre del 2020), ben 904 milioni di utenti internet.
Complice anche il forte regime di censura adoperato dal governo tramite il tristemente noto “grande firewall” i dati sull’utilizzo dei motori di ricerca in Cina si discostano sensibilmente dal resto del mondo.
Nel 2018, la Cina ha contato sul proprio territorio, da sola, oltre un quinto dei quattro miliardi di utenti di Internet in tutto il mondo. Tuttavia, rispetto alla sua popolazione totale,
il tasso di penetrazione di Internet in Cina
è inferiore rispetto ad altri paesi asiatici. Questi tassi in paesi vicini come la Corea del Sud o il Giappone sono decisamente più alti. L'uso di Internet in questa nazione è ulteriormente caratterizzato, a livello geografico, da una grande discrepanza: nelle regioni rurali, la velocità di accesso a Internet è molto inferiore a quella nazionale.
Parlando di dispositivi utilizzati, dal 2014 in poi il numero di accessi a Internet da un dispositivo mobile ha sorpassato quello relativo ai computer. Il numero di navigatori tramite smartphone in Cina è aumentato costantemente rispetto al decennio precedente, e non ci sono dubbi sul fatto che il
mercato nazionale sia diventato
mobile-first.
Se da una parte il cosiddetto
scoglio linguistico sia presente ed avvertibile anche in Cina, la maggiore differenza con Yandex risiede in quello che è tristemente noto come "
Great Firewall". Questo termine, coniato nel 1997 dalla rivista statunitense Wired, richiama la Grande Muraglia Cinese, ed indica un progetto di censura e di sorveglianza, che blocca dati potenzialmente sfavorevoli in entrata provenienti dai paesi stranieri, noto ufficialmente come
Golden Shield Project. Tale progetto, entrato in funzione definitivamente nel 2006, è gestito dal Ministero di pubblica sicurezza della Repubblica popolare cinese, e consiste principalmente nel blocco di informazioni e contenuti provenienti da territorio extranazionali. Tra le tecniche più comuni di restrizione possiamo trovare le seguenti:
- Blocco dell'accesso ad un certo indirizzo IP
- Il nome del dominio restituisce un indirizzo IP scorretto, oppure non viene risolto. Questo intervento ha effetto su tutti i protocolli IP come HTTP, FTP o POP
- Scansione dell'URL in cerca di parole chiave, a prescindere dal dominio di provenienza
- Interruzione della trasmissione dei pacchetti TCP al raggiungimento di una determinata soglia di parole censurate individuate
- Se una precedente connessione TCP viene bloccata dal filtro, tentativi di connessione futuri vengono anch'essi bloccati fino a 30 minuti
- Utilizzo di certificati SSL falsi, per controllare conversazioni in cui l'intruso non si rende conto di essere osservato
Dei ricercatori di Harvard hanno riassunto,
all'interno di uno studio sulla Censura del sistema Cinese, il bersaglio della censura: persone che si raccolgono per esprimersi collettivamente, stimolate da persone diverse dal governo, e che sembrino avere il potenziale per generare azioni collettive; persone che comunicano su social media discutendo di azioni collettive, come manifestazioni, o in merito ad eventi potenzialmente in grado di generare azioni collettive ma non ancora avviate.