Di esempi di KPI se ne possono fare davvero molti; in questo paragrafo ci centreremo in particolar modo su alcuni di questi e, nello specifico, su quelli considerati indispensabili per aziende che intendono operare nell’ambito del marketing, della promozione e delle vendite.
Tra le prime metriche da citare rientrano, sicuramente, il
CPL o
“Cost per Lead” e il
CPA o “
Cost per Acquisition”. Entrambi sono fondamentali nel caso di campagne basate sulla lead generation, ovvero sull’ottenimento di nuovi contatti da poter gestire e convertire, attraverso specifiche soluzioni di marketing, in clienti effettivi dell’azienda.
Il primo sta ad indicare il
costo corrisposto dall’inserzionista per ogni singolo soggetto che si è convertito in lead compilando un form o iscrivendosi alla newsletter. Il secondo determina, invece, il
costo sostenuto per ogni azione effettuata dall’utente, in base all’obiettivo della campagna (ad esempio un acquisto).
La loro importanza, pertanto, è abbastanza evidente:
definire l’importo economico necessario per generare e convertire i propri contatti in acquirenti. Valore che se rapportato al
Customer Lifetime Value, cioè al valore effettivo che un determinato cliente può generare per l’impresa durante la durata complessiva del suo rapporto con essa, permette di definire se la propria strategia promozionale e comunicativa è effettivamente sostenibile o meno.
A questi indicatori se ne aggiungono ulteriori, altrettanto importanti: il
Click-through Rate e il
Conversion Rate.
Il
CTR è la metrica che consente di
misurare l’efficacia e le performance effettive ottenute dalle proprie campagne di digital marketing. Questa si ottiene dal rapporto tra il numero di click ottenuti da un determinato annuncio e la quantità di impression da questo generate, ovvero le volte in cui l’inserzione è stata mostrata al target di riferimento.
Saperla calcolare, quindi, genera un notevole vantaggio per le imprese, in quanto hanno la possibilità di valutare dettagliatamente le proprie attività online e, eventualmente, massimizzarle se i risultati ottenuti non sono quelli desiderati.
All’interno dei KPI esempi pratici, il
Conversion Rate definisce, invece, la
percentuale di visitatori unici che, attraverso un’azione specifica,
completano l’obiettivo della campagna. Questo valore si ottiene dal rapporto tra il numero di conversioni ricevute e la quantità di click unici sull’annuncio ed è fondamentale per comprendere l’efficacia della propria inserzione. Nel caso in cui la percentuale ottenuta fosse bassa, è molto probabile che qualcosa all’interno della propria campagna vada ottimizzato, come un form particolarmente lungo e complesso o una comunicazione poco chiara.
Da come visto fino a qui, di esempi KPI marketing se ne possono fare davvero molti, tanto che a questi potremmo aggiungere anche: il
CPI (
Costo per Impression), fondamentale se lo scopo primario dell’azienda è incentivare la propria Brand Awareness; il
CPM (
Costo per Mille) se il pagamento per il numero di visualizzazioni uniche ottenute dall’annuncio viene effettuato su mille impression; il
CPC (
Costo per Click), indicatore basilare se l’obiettivo è portare traffico sul proprio sito, blog o e-commerce.
Si tratta, quindi, di tutta una serie di indicatori il cui fine primario è
misurare concretamente le performance dell’impresa e offrire così
risultati reali, da cui poter partire per la creazione di campagne sempre più personalizzate e strategie di business ad alto rendimento.