All’interno del variegato e complesso mondo del marketing digitale, esistono diversi parametri di cui tener conto che aiutano a valutare l’effettiva efficacia di una campagna o di un sito. In quest’ottica, è bene chiarire le differenze esistenti tra due dei parametri più importanti da considerare, che sono appunto l’opt in rate e il tasso di conversione. Molti utilizzano questi due termini come se fossero dei sinonimi, in realtà si tratta di due parametri differenti, sia per definizione, sia per obiettivi.
Per tasso di conversione si intende, nel mondo del marketing, la percentuale di visitatori di un sito web o di una landing page che compiono, effettivamente, delle azioni ben precise, quali potrebbero essere l’acquisto di servizi o prodotti, la compilazione di un modulo o il download di determinati contenuti. Si tratta, quindi, di uno dei parametri che viene considerato per valutare l’efficacia, ad esempio, di una strategia di
lead generation. In questo caso, il
calcolo del tasso di conversione si esegue dividendo il numero di conversioni ottenute per il numero totale di visitatori, e moltiplicando poi il risultato così ottenuto per 100.
L’opt in rate, invece, si riferisce alla percentuale di visitatori che acconsentono, volontariamente, a fornire le proprie informazioni personali quali generalità ed email, al fine di continuare a ricevere informazioni su prodotti o servizi. Come abbiamo visto, questo parametro è fondamentale per valutare l’effettiva efficacia delle strategie di
email marketing o lead generation. Come è facile intuire, la principale differenza tra i due parametri è che il tasso di conversione valuta l’efficacia nel raggiungere un dato obiettivo, mentre l’opt in rate valuta unicamente l’adesione volontaria degli utenti. Alla luce di ciò, è bene evidenziare come un opt in rate elevato non si traduce, necessariamente, in un alto tasso di conversione (e viceversa).