Branded content vs native advertising, come visto, sono due
strategie di marketing digitale altamente coinvolgenti, utili alle imprese per creare una connessione naturale ed emotiva con i potenziali consumatori. Entrambe hanno, pertanto, un altissimo potenziale e, nonostante mirino a creare un legame più profondo con il pubblico, differiscono tra di loro per alcuni aspetti peculiari. Quali?
Il primo tra tutti è
lo scopo, ovvero l’obiettivo principale che questi due approcci mirano a raggiungere. Infatti, i contenuti brandizzati, non esplicitamente veicolati come pubblicitari, si basano sullo
storytelling, capace di creare coinvolgimento e una connessione emotiva con il pubblico, ampliandone la brand awareness. Il
native advertising si mostra come vera e propria pubblicità online. Questa, non solo contribuisce ad accrescere la consapevolezza nei confronti dell’azienda, ma ne incoraggia la scoperta e ne incentiva le vendite.
Un altro elemento che li contraddistingue sono
i canali attraverso cui le informazioni e i messaggi pubblicitari vengono trasmessi. Per il branded content vengono utilizzati principalmente touchpoint di proprietà dell’impresa, come sito web, blog o i social media; la pubblicità nativa, invece, viene pubblicata su siti di terze parti, in modo da ampliare maggiormente la diffusione del marchio.
Oltre a tutto questo, a differire è
l’aspetto e il modo in cui i contenuti vengono costruiti e veicolati. Difatti, il brand content segue in tutto e per tutto il linguaggio visivo e il tono di voce dell’organizzazione promossa; al contrario il native, come già precedentemente detto, si integra perfettamente al contesto in cui viene inserita, seguendo la formattazione visiva e gli standard editoriali della pagina o piattaforma di riferimento. In tal senso, mentre il primo può favorire un migliore posizionamento dell’azienda nella ricerca organica attraverso i motori di ricerca, i contenuti nativi traggono vantaggio dalla fiducia e la reputazione degli editori scelti.
In ultimo, ma non per importanza, a risultare diversi sono anche
i costi e
i KPI. Per i contenuti brandizzati la spesa da sostenere è solo interna, non vengono cioè pagati importi a terze parti, cosa che invece accade con il native advertising, in quanto la pubblicità è erogata a pagamento.
Per quanto riguarda gli indicatori di performance quelli di particolare rilevanza per il branded content sono: il
numero di lead generati, di
condivisioni social, di
backlink e di
coinvolgimento guadagnato; diversamente
le impression, i visitatori unici del sito, il
CTR, il
conversion rate e le vendite sono fondamentali per la pubblicità native.
Secondo quanto detto fino a qui, però, come possono le imprese capire e decidere quale approccio tra branded content vs native advertising utilizzare per raggiungere gli obiettivi sperati?
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