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Branded content vs native advertising: due approcci per alte performance

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Fin dalla sua nascita, la pubblicità ha avuto il ruolo fondamentale di veicolare informazioni utili a far conoscere un prodotto, un servizio e il brand stesso.

Al giorno d’oggi la sua funzione non è cambiata, a trasformarsi sono state, invece, le modalità di promozione e le abitudini degli utenti, sempre più consapevoli, attenti e selettivi nei confronti dei messaggi trasmessi.
Riuscire a cogliere l’interesse del target, quindi, è diventata una sfida per le imprese, che sono chiamate a competere con una moltitudine di concorrenti e a sviluppare strategie in grado garantire il successo sul mercato.

In un simile contesto, come possono le aziende incuriosire ed attrarre l’attenzione dell’audience, senza però appesantire l’esperienza di navigazione? Branded content e native advertising sono due ottime soluzioni.

In che cosa consistono? Cosa le differenzia?
Vedremo tutto nel dettaglio nei prossimi paragrafi.

Branded content vs native advertising: cosa sono? Le caratteristiche principali

Nel marketing, soprattutto negli ultimi anni, si sente sempre più spesso parlare di forme pubblicitarie in grado di attirare il target di riferimento in modo chiaro e diretto, intercettandolo durante la fruizione online di specifici contenuti, senza interromperla; native advertising e branded content sono due di queste.

Entrambe hanno lo scopo di trasmettere messaggi promozionali su una determinata azienda o marchio, ma nonostante forma e obiettivi possono essere simili, si contraddistinguono per alcune particolari caratteristiche.

Prima di parlare, però, nel dettaglio della loro differenza, branded content e native advertising vanno analizzati singolarmente.

All’interno del nostro blog abbiamo parlato diverse volte della pubblicità nativa, illustrandone tipologie, vantaggi e anche i costi, soffermandoci in particolare sulla sua capacità di ottenere altissime performance. Come? Grazie ad alcune caratteristiche che rendono questa forma di promozione online unica e peculiare.

Il native advertising, infatti, è in grado di adattarsi perfettamente al contesto in cui viene inserita e di raggiungere accuratamente il target di riferimento, in modo da risultare coerente, rilevante e il più naturale possibile agli occhi dell’utente.

Il branded content, dal canto suo, può essere definito come un contenuto in cui il messaggio pubblicitario principale non viene comunicato esplicitamente, piuttosto si concentra sulla trasmissione dei valori distintivi dell’azienda, al fine di creare una connessione emotiva con il pubblico e aumentarne l’engagement.

Entrambe le tipologie di Adv (branded content vs native advertising), quindi, sono capaci di coinvolgere i potenziali consumatori e condurli verso il raggiungimento degli obiettivi designati, ma cosa li contraddistingue davvero?

Native advertising e branded content: cosa li differenzia?

Branded content vs native advertising, come visto, sono due strategie di marketing digitale altamente coinvolgenti, utili alle imprese per creare una connessione naturale ed emotiva con i potenziali consumatori. Entrambe hanno, pertanto, un altissimo potenziale e, nonostante mirino a creare un legame più profondo con il pubblico, differiscono tra di loro per alcuni aspetti peculiari. Quali?

Il primo tra tutti è lo scopo, ovvero l’obiettivo principale che questi due approcci mirano a raggiungere. Infatti, i contenuti brandizzati, non esplicitamente veicolati come pubblicitari, si basano sullo storytelling, capace di creare coinvolgimento e una connessione emotiva con il pubblico, ampliandone la brand awareness. Il native advertising si mostra come vera e propria pubblicità online. Questa, non solo contribuisce ad accrescere la consapevolezza nei confronti dell’azienda, ma ne incoraggia la scoperta e ne incentiva le vendite.

Un altro elemento che li contraddistingue sono i canali attraverso cui le informazioni e i messaggi pubblicitari vengono trasmessi. Per il branded content vengono utilizzati principalmente touchpoint di proprietà dell’impresa, come sito web, blog o i social media; la pubblicità nativa, invece, viene pubblicata su siti di terze parti, in modo da ampliare maggiormente la diffusione del marchio.

Oltre a tutto questo, a differire è l’aspetto e il modo in cui i contenuti vengono costruiti e veicolati. Difatti, il brand content segue in tutto e per tutto il linguaggio visivo e il tono di voce dell’organizzazione promossa; al contrario il native, come già precedentemente detto, si integra perfettamente al contesto in cui viene inserita, seguendo la formattazione visiva e gli standard editoriali della pagina o piattaforma di riferimento. In tal senso, mentre il primo può favorire un migliore posizionamento dell’azienda nella ricerca organica attraverso i motori di ricerca, i contenuti nativi traggono vantaggio dalla fiducia e la reputazione degli editori scelti.

In ultimo, ma non per importanza, a risultare diversi sono anche i costi e i KPI. Per i contenuti brandizzati la spesa da sostenere è solo interna, non vengono cioè pagati importi a terze parti, cosa che invece accade con il native advertising, in quanto la pubblicità è erogata a pagamento.

Per quanto riguarda gli indicatori di performance quelli di particolare rilevanza per il branded content sono: il numero di lead generati, di condivisioni social, di backlink e di coinvolgimento guadagnato; diversamente le impression, i visitatori unici del sito, il CTR, il conversion rate e le vendite sono fondamentali per la pubblicità native.

Secondo quanto detto fino a qui, però, come possono le imprese capire e decidere quale approccio tra branded content vs native advertising utilizzare per raggiungere gli obiettivi sperati?

Affidarsi ad aziende leader specializzate nella creazione di strategie ad alte performance come Ediscom, è un’ottima soluzione. La nostra digital company, grazie a strumenti proprietari e altamente efficaci, è infatti capace di supportare i propri partner e, attraverso lo sviluppo di soluzioni ad hoc, di condurlo al successo, favorendo l’ottenimento non solo di alti risultati, ma anche di un buon ritorno sull’investimento.

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